Una croce per trono

Le ultime parole, prima di morire, Gesù le ha rivolte ad un uomo di malaffare, probabilmente un assassino, destinato alla sua stessa sorte: la pena capitale per crocifissione. A quel ladrone il Nazareno dice: Oggi sarai con me in paradiso! 

È in quella situazione limite, prevedibile epilogo della vita tenebrosa di un peccatore, che si manifesta la regalità del Cristo. Egli, il Signore della vita, mentre si dà alla morte, conduce alla vita, quella eterna, chi a Lui si è rivolto. Quella croce diventa il trono dove il Figlio di Dio regna e porta a compimento la sua vittoria sul demonio. Contemporaneamente il ladrone diventa il primo convertito che godrà della Vita Eterna.

Un’opera che traduce in forma e colore questa verità di fede è  una tavola di Pieter Paul Rubens, Gesù in croce tra i ladroni, risalente al 1620 ed oggi custodita al  Museo reale delle Belle Arti di Anversa.

Pieter Paul Rubens, Gesù in croce tra i ladroni, 1620.

Una scena molto popolata che, in sintonia con il vangelo lucano, non sta descrivendo un fallimento, ma ci mostra la gloria dell’amore che vince tutto. Gesù ha tutti contro: popolo, capi religiosi, soldati,  lo invitano a fare una cosa: salvare se stesso!

Con Il Nazareno ci sono altri due condannati, sono sospesi sulle croci con delle funi. Uno di essi riconosce in Gesù il mistero redentivo; intuisce che in quell’uomo c’è qualcosa di misterioso, di grande: non è  disperato, non risponde al male col male, ma trasforma la sua sofferenza in salvezza per i suoi carnefici. Egli morendo strappa la storia dalla morte donandole il futuro, e si manifesta così come il vero Re d’Israele.

L’identità regale del crocifisso è sottolineata dal Titulus Crucis. Il pittore ha enfatizzato questo particolare riportando non la sigla, come la tradizione pittorica vuole, ma la citazione precisa che troviamo nel vangelo di Giovanni. Il cielo è tenebroso, persino il sole si è oscurato, la luce che illumina tutto e tutti si irradia dal corpo martoriato di Gesù, il Signore del cielo e della terra.