Gesù è in territorio pagano ed ecco, gli portano un sordomuto, anzi per essere precisi un uomo “sordo” e “balbuziente”, “che parla con difficoltà”. Una vita fatta di una solitudine straziante: perché impossibilitato ad ascoltare non riesce neanche a parlare; in poche parole è incapace di comunicare. Gesù lo porta in disparte, lo tocca sulla bocca e sulle orecchie e pronuncia la parola Effatà. Ed ecco che l’uomo ora sente e parla bene.
Vi propongo di contemplare il gesto e le parole di Gesù attraverso una meravigliosa miniatura, presente nella Bibbia di Ottheinrich. Un’opera grandiosa risalente al 1425, commissionata dalla Corte reale di Baviera e formata da ben 8 volumi.
Bibbia di Ottheinrich, La guarigione di un sordomuto (foglio 52), 1430 circa. Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek.
Effatà, Il termine aramaico è attribuito direttamente a Gesù, tecnicamente una ipsissima verba, non è stata tradotta in greco tanto è forte il suo significato: significa apriti! In quel momento sta avvenendo un duplice miracolo: quello fisico riferito ad un uomo a cui viene eliminato un impedimento ma sta avvenendo qualcosa che va oltre la mera fisicità, che coinvolge l’intera persona collocandola nel mondo, per interagire con esso e non solo…
Ciò che colpisce della miniatura è la marcata differenza, quasi un contrasto, che c’è tra la terra, dove sono posizionati i protagonisti, e lo sfondo, il cielo. La prima è ricoperta da una fitta vegetazione, quasi ad enfatizzare la biologicità, il secondo invece è aureo perché cifra simbolica di un Oltre con cui l’uomo può interagire.
Effatà è la possibilità che il figlio di Dio dà, a ciascuna persona di aprire la sua anima al mondo e a Dio. Possiamo vivere una vita da sordomuti, isolati da tutti e da tutto o possiamo aprirci alla vita e alla sua sorgente, a Dio.