Veni Sancte Spiritus

Un inno sacro

Per tradizione  la Chiesa celebra la Pentecoste con un antico inno: Veni Sancte Spiritus.  Non sappiamo con certezza chi sia l’autore:  per la maggioranza degli storici fu composto fra il 1150 e il 1250 da Stefano Langton, discusso arcivescovo di Canterbury; per altri dal suo contemporaneo papa Innocenzo III;  per altri ancora il brano sarebbe più antico di circa due secoli e risalirebbe a Notker Balbulus, un abate, poeta e musicologo tedesco.

Ciò su cui tutti sono d’accordo è la bellezza della Sequenza che, per questo motivo, viene anche chiamata Aurea: una ricchezza di pensiero unica e una poetica sublime esprimono una completa teologia dello Spirito Santo. 

Vi suggerisco di leggerla contemplando un capolavoro della storia dell’arte: la Pentecoste di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. L’opera è databile 1543-1544 ed è custodita nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia.

Il Moretto, Pentecoste, 1543-44, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia.
Ad vocatus

La sequenza inizia con una quadruplice implorazione allo Spirito: vieni… vieni… vieni… vieni...si realizza così la promessa di Gesù di inviarci un  altro Paràclito perché rimanga [con voiper sempre

 La tela, così come la tradizione iconografica detta, dà forma e colore alla pagina lucana degli Atti degli Apostoli che racconta tale evento. La scena è ambientata in un loggiato delimitato da grandi arcate che lasciano vedere l’esterno; ci sono i dodici Apostoli e, al centro, Maria. E’ la Chiesa nascente! Ed è sulla Chiesa che discende lo Spirito Santo, come raggio di luce divina che si appresta a diventare luce dei cuori. Un grande bagliore entra dall’oculo della cupola e assume la forma di colomba; mentre singoli raggi raggiungono i singoli protagonisti, dal loro capo, quasi come risposta, come conseguenza, fuoriesce una fiammella. E’ la fiamma dell’amore che invade chi riceve lo Spirito ed è pronta ad irradiarsi nel mondo. E’ la funzione della Chiesa:  diventare sacramento, segno concreto dell’amore di Dio per il mondo, pronto a Lavare ciò che è sordido, bagnare ciò che è arido, sanare ciò che sànguina, piegare ciò che è rigido, scaldare ciò che è gelido, drizzare ciò ch’è sviato.

Ma lo Spirito non è solo un  ‘dono’ comunitario, Egli si dona a ciascuna persona.  E’ il dolce ospite dell’anima! Ebbene, se osserviamo la tela, notiamo che dietro Maria c’è un alto muro che delimita un giardino: è l’Hortus Conclusus e simboleggia l’animo umano.  La porta di accesso è aperta, all’interno tre cipressi, uguali, simboleggiano  la Trinità, il Padre che Grazie al Figlio, per mezzo dello Spirito Santo, inabita nel cuore di ogni battezzato:  Colui che ha creato il cuore umano diventa egli stesso ospite di quel cuore.