Navicula Petri

Gli scribi, unicamente spinti dalla loro opposizione al Nazareno, diffondono la voce che Gesù ha potere sui demoni perché egli è   sottomesso a Beelzebul. Davanti a tali dicerie, il Signore invita i suoi discepoli a restare uniti: il regno che è venuto a stabilire sulla terra non vacillerà e non perderà la sua virtù, se essi agiranno in comunione.

La chiesa di Cristo è una e unica. Una unità che non si lascia frantumare dagli screzi e dalle divisioni che pure ci sono stati e ci saranno all’interno ‘delle mura’ ecclesiali.

Iconograficamente parlando, un’immagine che suggella l’unità ecclesiale è la nave. In realtà il simbolo della nave era molto diffuso già presso i popoli precristiani del Mediterraneo: il riferimento immediato è al simbolo del viaggio dalla vita terrena e mortale verso l’immortalità; probabilmente è proprio in continuità con questo simbolismo precristiano che la nave o la barca già nel II-III secolo compare come immagine nelle catacombe, e in Palestina la ritroviamo tra i simboli cristiani più arcaici negli ossari destinati a conservare i resti mortali dei fedeli defunti,

La  navicula Simonis Petri  che viene tratta in salvo da Cristo, il quale viene solitamente raffigurato mentre porta a riva Simon Pietro inginocchiato dinnanzi a lui, abbonda nell’arte medievale.

Qui vi propongo di ammirare l ’affresco del 1366-1368 che Andrea di Bonaiuto dipinse in una delle quattro vele della sala capitolare del convento di Santa Maria Novella.

Andrea Bonaiuto, Navicula Petri, Santa Maria Novella

Nello Pseudo Clemente (sec III) si dice: Il corpo intero della Chiesa è come una grande nave che trasporta uomini di provenienza molto diversa. Ebbene è così: Cristo accoglie nella sua  Chiesa ‘chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.

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