Dio ha posto la sua dimora in mezzo a noi

Siamo alla seconda domenica di Natale, il nuovo  anno é iniziato da poche ore e forse, mai come ora, abbiamo  intriso i nostri brindisi di aspettative per un futuro più sereno. Abbiamo lasciato il vecchio anno, quasi cacciato volentieri via; cercato con non poche difficoltà i motivi per cui ringraziare Dio per questo  tempo ormai passato. Un periodo pesante, buio, pieno di sofferenze.
Ed ora?

Come iniziare questo nuovo tempo da vivere?

Il Vangelo che la Liturgia della Parola ci offre può esserci di aiuto. Giovanni ci invita a superare  le emozioni e i sentimenti (anche quelli belli e cari), per aprirci ad uno stupore teologico. Vivere i nuovi giorni  come dono, come opportunità che abbiamo per accogliere Dio. Perché, non dobbiamo dimenticarlo, é nella storia, nei giorni, nei nostri oggi e domani che Dio ha posto la sua dimora. E questo non é un bel modo di dire!

È nelle nostre giornate più buie che abita Dio!

É nelle nostre  delusioni più cocenti  che Lui ha messo dimora!

É nelle nostre paure più sofferte che il Suo cuore palpita!

Il Verbo si é fatto carne, dice Giovanni,  cioè concretezza!

Frederick Goodall (1822, Londra – 1904, Londra), “Already He Knew God As His Father” (Sapeva già di essere il Figlio del Padre), XIX sec., Olio su tela, 134.6 x 91.4 cm, Collezione privata

 

Una concretezza ben espressa dall’opera di Googall. Nell’ oscurità totale dell’ambiente,  l’unica luce è lì, per terra: il bambino Gesù. Una raffigurazione estremamente realistica e concreta. E’ poggiato su una serie di scialli: il primo è  un talled simbolo  tradizionale della preghiera ebraica, altri quattro sono bianchi. Indicano la Parola di Dio: l’Antico Testamento il primo, i Vangeli i secondi. Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi .