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‘Ingresso di Gesù a Gerusalemme’

Quel giorno venne accompagnato il Signore

Tutti i bambini del luogo, anche quelli che  non sanno camminare perchè troppo piccoli e che sono portati a cavalcioni dai genitori, tutti hanno dei rami, chi di palma chi di ulivo, così la folla accompagna il vescovo nello stesso modo in cui quel giorno venne accompagnato il Signore. 

Così la pellegrina Egeria racconta, nel suo Diario, come celebravano l’ingresso di Gesù a Gerusalemme ricalcando quanto era avvenuto appena quattro secoli prima.

Eppure tanto trionfo si dissolse in pochi giorni:  le stesse persone che avevano acclamato Cristo come un re, lo condannarono a morte!

E’ la folla!

Facile da condizionare e da manovrare. E’ vero…ma è solo questo? Possibile che tutti gli abitanti gerosolimitani fossero  così? Eppure sappiamo che tra essi c’era chi la pensava diversamente: c’era il Cireneo…c’era la Veronica…e sicuramente tanti altri! E poi…perchè tanta importanza ai bambini?

Quante perplessità. Probabilmente l’approccio che facciamo agli episodi evangelici è sbagliato: sono sì eventi storici ma, non dobbiamo dimenticare che, i Vangeli non sono cronaca ma teologia. Non riguardano la storia, riguardano la fede. Questo è tanto più vero in un brano come questo: dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Dobbiamo stare attenti a quei particolari, a volte quasi nascosti, che fanno di una pericope una Buona Novella.

Scopriamo questi particolari facendoci aiutare da un bellissimo affresco, purtroppo non in ottime condizioni, che possiamo ammirare nella Chiesa di san Michele a sant’Angelo in Formis.

Il racconto di Marco è essenziale; nella cornice festosa del pellegrinaggio pasquale Gesù fa la sua solenne entrata nella città. Ciò che colpisce è il ricco sottofondo veterotestamentario.

La scena è sulle righe di un testo di Zaccaria (9,9): Gioisci, figlia, di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re: è giusto e vittorioso, è umile e cavalca un asinello; toglierà i carri da guerra e annuncerà la pace alle genti. Il profeta presentava un Messia di pace, che avrebbe cavalcato non la mula, cavalcatura regale in tempo di pace, e neanche un destriero, ma  un asinello, la cavalcatura comune della gente del popolo. Il mosaico ci presenta l’animale con la testa abbassata, mansueto, quasi sottomesso. E Gesù, scrive l’evangelista, vi sedette. Non ‘vi montò’, come si fa con un quadrupede qualsiasi. Tutta l’iconografia, anche il nostro affresco, ci presenta questo particolare: Gesù vi è seduto come su un trono e ha tra le mani un rotolo mentre con l’altra benedice.

E’ la figura del Pantocratore che viene rappresentata! Qui viene unita all’umiltà, alla piccolezza richiamata dall’animale. Colui che sta inaugurando il Regno di Dio non lo fa con potenza, ma con umiltà, donando la sua stessa vita.

Ebbene, la reazione della folla di fronte alla scelta di Gesù è duplice.

Scrive l’evangelista che Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Il mantello è il simbolo della stessa persona che lo indossa. I discepoli , facendo quel gesto,  riconoscono in Gesù il Messia.

Molti, scrive l’evangelista stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Non ci dice chi e quanti facevano quel gesto. L’affresco li identifica con i bambini. Sono gli infantes in Cristo, scriverà Origene. Coloro che sanno meravigliarsi davanti al figlio di Dio e seguirlo istintivamente, coloro che riconoscono di aver bisogno di una guida, di un Padre per poter crescere ed arrivare ad una meta.

Poi ci sono gli abitanti della vecchia Gerusalemme. Sono ben divisi da chi invece segue Gesù. L’affresco presenta chiaramente questo particolare rispettando i racconti di tutti i vangeli. La scena dell’ossequio messianico a Gesù si è svolta all’ingresso della città e  i suoi protagonisti non erano gli abitanti di Gerusalemme, ma coloro che accompagnavano Gesù entrando con Lui nella città santa.[Benedetto XVI]

Tutti gridavano Osanna al Figlio di Davide   Gesù, viene  salutato come  come l’Atteso e l’Annunciato da tutte le promesse. l’Evangelista avrebbe dovuto usare il verbo ‘acclamare’, invece usa gridare… come gridavano  gli spiriti immondi che rifiutano l’azione del Signore… E come gridava  il cieco di Gerico che vede in Gesù il Messia Figlio di Davide…

Quando si renderanno conto di aver sbagliato persona, perché Gesù non è il Figlio di Davide  ma il Figlio del Dio vivente…lo condanneranno a morte. Perché Gesù non è venuto a restaurare l’antico regno, ma un Regno Nuovo, che è di tutti, dove ogni persona si possa sentire amata per ciò che è.