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La vedova e le sue monetine

Gli ultimi spiccioli

La vedovanza è sempre stata un’esperienza molto dura, uno stato di grande dolore, di lacerazione interiore, di frantumazione di affetti: si perde parte di sé, della propria identità. Quando ciò capitava ad una donna, fino a tempi relativamente recenti, era una vera e propria tragedia: sola e nella miseria più avvilente, la vedova diventava l’ultima della società.

Gesù prende come esempio proprio una vedova per spiegare, ai suoi interlocutori, una cosa molto importante. Per lo sguardo attento del Nazareno, il gesto che ella compie, gettando nel tesoro del Tempio gli ultimi spiccioli, è emblematico segno della generosità di chi dà senza riserve il poco che possiede.

Riflettiamo sul vangelo di questa domenica ammirando un particolare del Dittico delle Cinque parti, un prezioso manufatto in avorio, risalente al V secolo.

Dittico eburneo delle cinque parti, V secolo, Museo del Duomo, Milano.

La scena si svolge nel Tempio di Gerusalemme, luogo solenne e sacro. Al centro c’è la custodia del tesoro del Tempio, dove si ponevano le offerte; da un lato la povera donna, dall’altro Gesù che la indica ai due spettatori, posti in secondo piano.

Il particolare che rende l’icona rara nel suo genere è la particolare seduta del Cristo: un globo stellato. Tale originalità si ispira al celebre versetto del profeta Isaia il cielo è il mio trono e la terra lo sgabello dei miei piedi. [Is 66,1]. Il globo celeste conferisce una sfumatura escatologica alla rappresentazione. Il Figlio di Dio è il Pantocratoreche, nella sua gloria, giudicherà e porterà a sé tutte le cose.

La cornice di foglie di acanto, enfatizza ancora di più la dimensione metastorica in cui ci proietta l’episodio. Era questa l’interpretazione preferita di Ambrogio, vescovo di Milano che, in una sua omelia affermava: Ecco colei che è preferibile ai ricchi, ecco colei che non temerà il giudizio divino. [De viduis 5,31].

La vedova raffigura simbolicamente il cristiano, che deve donare tutto sé stesso all’unico vero Dio; ma raffigura anche la Chiesa che è nata e, continua ogni giorno la sua missione, grazie all’autodonazione del Figlio di Dio,  che si è offerto una sola volta per togliere il peccato di molti. 

Una preghiera

Alla nostra Chiesa, in questo periodo sinodale, mi piace ricordare un pensiero di san Paolo VI: E alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo. [Pensiero alla morte]