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La messe è abbondante

La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!

Un’immagine molto eloquente, quella della messe, usata da Gesù per indicare l’universalità del piano salvifico pensato dal Padre Eterno per tutti gli uomini.

La messe è il campo di grano maturo, pronto per essere raccolto e diventare pane.  L’affermazione evangelica riporta alla mente un quadro del pittore olandese Vincent van Gogh: Campo di grano con mietitore. La tela, dipinta nel 1889, è oggi custodita al Museum Folkwang di Essen, in Germania.

Vincent van Gogh, Campo di grano con mietitore, 1889.

 

L’opera, dai colori forti e decisi, presenta in primo piano un grande e vasto mare d’oro, agitato da un vento che lo rende vivo. È il grano maturo, pronto per essere falciato.

Per l’artista, colto in un momento di forte pessimismo a causa dell’acuirsi del suo malessere, è l’umanità a cui non resta che essere falciata. Così scrive, infatti, al fratello Theo: Io vidi allora quel mietitore, una figura indistinta che combatte contro il demonio (…) vidi in lui l’immagine della morte, nel senso che l’umanità era il grano che egli stava mietendo.

E’ questa particolare interpretazione che avvicina l’opera, ed il messaggio di cui è portatrice, alle parole del Nazareno. Il pessimismo dell’artista non lo allontana dall’annuncio evangelico anzi, diventa un concreto esempio di vita.   Quando la messe è matura è necessario e urgente mieterla perché diventi pane. Se marcisce sarà solo da buttare. Come la messe, ogni uomo, senza alcuna distinzione,  è grano maturo, pronto per ricevere il dono del Vangelo, la Buona Notizia che gli notifica la sua filiazione divina; una esistenza qualitativamente diversa che gli permette di volare alto, frantumando anche la più nera delle disperazioni.  

Lo scopo ultimo della vita umana non è quello di marcire grano ma di diventare pane! Di trasformarsi in ‘vita altra’  che diventa cuore pulsante di relazione con gli altri, con l’Altro, di diventare fratello e figlio. Oltrepassare i limiti della propria individualità scoprendo un mondo nuovo; figurativamente varcare quel lungo e alto muro che l’artista ha dipinto nel quadro ed arrivare a quelle case, simbolo dell’umana relazionalità o a quelle alte cime, simbolo della divinità.