Il Signore è il mio Pastore

Venite, riposatevi un po’!

C’è un mosaico, a Ravenna, nel Mausoleo fatto costruire dall’imperatrice Galla Placidia, che ben rappresenta, iconograficamente, la Liturgia della Parola della sedicesima domenica del tempo ordinario.

L’opera, risalente al V seolo, è posizionata in una lunetta che sovrasta l’ingresso dell’edificio.

In una atmosfera bucolica è raffigurato un pastore circondato dal suo gregge. Un luogo di riposo, di tranquillità, che  si presta molto bene all’invito rivolto da Gesù agli Apostoli: Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’.

 Ma chi è quel giovane?

Siede su una roccia fatta a gradoni, è la Migdal-Eder, la torre del gregge, citata dalla profezia messianica di Michea. Indossa vestiti di taglio imperiale e di colore aureo indicanti la sua origine regale e divina. Infine è nimbato. Non ci sono dubbi, quel pastorello è il germoglio giusto promesso da Isaia, è il Messia, il Figlio di Dio.

Il Cristo, Pastore e re, regge con la mano sinistra un’alta e affusolata croce, perfetta sintesi del bastone e del vincastro celebrati nel salmo responsoriale. Siede al centro di tutta la scena, in una postura particolare e dinamica che, grazie alla torsione del busto e della testa rispetto ai piedi, unisce i due estremi laterali perchéEgli è  colui che di due ha fatto una cosa sola.

Infine  le pecore, tre a destra e tre  a sinistra sono poste secondo una struttura a chiasmo, tipica dell’arte bizantina; anche quest’ultimo particolare serve a porre in relazione le due sezioni e Cristo diventa la porta, la via, unica, verso la Verità, per conoscere veramente chi siamo e ciò che siamo.