Talità kum

Gesù passa ( di nuovo) dall’altra sponda del lago dove si trova a vivere un dramma familiare: una fanciulla sta morendo!  Suo padre, preso dalla disperazione e dalla necessità di allacciarsi anche alla più esile delle speranze, è corso alla ricerca del Nazareno. Non sa chi sia quell’uomo di cui tutti parlano: un mago, un impostore, un santo …non importa, corre ai suoi piedi supplicando di fare qualcosa per la sua bambina. Quell’uomo era Giairo, il capo della sinagoga! Gesù va da lei, entra in quella casa dove ormai la morte è familiare e la disperazione pulsa dalle pareti, e con autorità divina le dice Talità  Kum.

Un’iconografìa molto nota

L’arte ha spesso raffigurato questo miracolo di Gesù; un’iconografia che si estende In tutte le epoche, da quella paleocristiana a quella contemporanea. Noi ci avviciniamo ad una tela  del pittore tedesco Albert von keller, custodita nella Neue Pinakothek di Monaco.

Il personaggio che subito attira l’attenzione è Gesù: il rosso della sua tunica si oppone ai restanti colori della tavolozza usata dall’artista; è vestito con il  colore dell’amore, della passione!  Egli prende dolcemente per mano la ragazzina che è ancora adagiata su un supporto ligneo: il suo corpo era già stato composto per la sepoltura. La solleva dolcemente mentre lei ha uno sguardo assonnato, si sta ridestando da un sonno.

Von Keller pone in evidenzia  l’eccezionalità dell’evento amplificando le reazioni e i gesti dei testimoni. Giairo e la moglie, in disparte, quasi in secondo piano, si abbracciano impietriti. Gli altri personaggi, con  gli occhi spalancati dallo stupore,  si rivolgono verso la giovane e Gesù. Una donna si mette le mani nei capelli, un’altra ha   il capo appoggiato ai piedi del letto, infine una terza alza il braccio verso la miracolata.

Ai piedi del letto di morte sono poste delle corone di alloro.  Nel mondo greco-romano indicava l’immortalità.  Il  proto-cristianesimo rilesse tale tradizione alla luce della  Buona Novella del Cristo. Assunse così il significato di vita eterna che sconfigge la morte.
Ma le corone sono tre, numero  che rimanda inequivocabilmente alla SS Trinità. Su quel sepolcro, ormai sconfitto, si sta celebrando la vita, quella Eterna. E quest’ultima, come dice Cirillo di Gerusalemme, « nella sua stessa realtà e verità, è il Padre, che, attraverso il Figlio nello Spirito Santo, riversa come fonte su tutti noi i suoi doni celesti. E per la sua bontà promette veramente anche a noi uomini i beni divini della vita eterna» .