Gesù ascende al Cielo

Salì al cielo

Quaranta giorni dopo la resurrezione Gesù  ascende al cielo.

Questa verità di fede, ultimo atto della vita terrena del Figlio di Dio, è riconosciuta fin dal Simbolo apostolico e cristallizzata come festa liturgica a partire dal IV secolo.

Ma cosa significa che Gesù salì al cielo?

Certo, restando ad una lettura puramente letterale dell’espressione, è un po’ difficile pensare ad una materiale ascesa verso i cieli…e poi verso dove? La nostra cultura, ormai demitizzata, è ben lontana dal collocare il Trascendente in un posto definito.

Pur posizionando il discorso  in ambito puramente teologico, risulta comunque difficile pensare al Regno dei Cieli come un luogo collocato ‘sopra’ la nostra storia. L’escatologia contemporanea insegna che il Paradiso non può essere geograficamente definito perchè è uno stato esistenziale di beatitudine. “Il mondo, osserva il nostro papa emerito, è, tanto ‘sopra’ quanto ‘sotto’, sempre e dappertutto soltanto mondo, retto dovunque dalle stesse identiche leggi fisiche, dovunque già per principio esplorabile allo stesso modo. Esso non è fatto a ripiani come una casa; per cui, i concetti di ‘sopra’ e ‘sotto’ sono meramente relativi, dipendenti solo dalla collocazione dell’osservatore”. [Da Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia, 1996, 254].

Dove è andato Gesù?

Non è un percorso fisico quello che Gesu’ di Nazaret  compie, bensì un passaggio ontologico: dopo la risurrezione, ‘porta’ la sua natura umana, nella piena comunione con Dio. Pur essendo un avvenimento storico, realmente e puntualmente accaduto, l’Ascensione  è quell’evento con cui il Figlio di Dio, provvisto anche di natura umana, ritorna nella dimensione divina, non un luogo lontano ma una dimensione diversa!

Sebbene l’arte abbia spesso presentato l’Ascensione di Gesù esplicitamente come una salita fisica verso il cielo, esistono molte opere che interpretano la verità di fede come il passaggio del Figlio di Dio alla gloria divina. Il Vangelo di Rabbula è uno di questi. Un  codice miniato del VI secolo, custodito nella Biblioteca Laurenziana di Firenze.

La raffigurazione,  abbellita da una cornice a disegni geometrici, è divisa nettamente in due sezioni.  Nel registro  inferiore sono rappresentati i Dodici  che guardano, stupiti,  verso l’alto mentre due angeli sono intenti a spiegare loro cosa sta accadendo. Al centro,  Maria. Le braccia allargate, lo sguardo rivolto verso lo spettatore, sembra invitarlo a partecipare alla scena.   È la Chiesa che testimonia e custodisce la grande verità di fede.

Nel registro superiore è rappresentato il Cristo glorioso che ascende al Padre. L’icona è strutturata secondo la visione dello splendore divino inaugurata dalla profezia di Ezechiele (Ez 1). Il Signore risorto  è su un carro a due ruote trasportato da due angeli dalle grandi ali. Sotto, i volti di quattro esseri  riconducibili al tetramorfo. Altri due Angeli vanno incontro al Signore che è immerso in una mandorla di luce.

È proprio la figura a mandorla l’espediente iconografico che permette, più che le parole, di comprendere cosa è l’Ascensione.

La mandorla Mistica

La Mandorla Mistica o Vescica Piscis si delinea dall’intersezione di due cerchi (sul piano bidimensionale) o due sfere (nello spazio tridimensionale). Essa segna e rappresenta visivamente l’incontro e la compenetrazione di due mondi o dimensioni dell’essere. Ecco cosa è l’Ascensione: il Verbo divino, fattosi uomo, è glorificato nell’Amore del Padre. Due mondi, il divino e l’umano che si intersecano. Gesù è il solo Mediatore fra le due realtà, il solo pontefice fra il terrestre e il celeste. Ecco perché l’ascensione di Cristo è, in un certo senso, anche la nostra ascensione al Padre.