Il frutto di Dio

La vera ora del Messia

 

Gesù sta andando incontro alla sua ora!

L’ora del dolore, certo! Della passione, della morte! Ma è proprio quello il momento che rivelerà il vero volto del Figlio di Dio. Dalla croce sorgerà un’alba nuova: è questa la vera ora del Messia.

Se il chicco non muore….non porterà frutto! 

E’ a partire da tali parole che l’evangelista Giovanni inizia il racconto della Passione.

Il  Figlio di Dio  si è rinchiuso nella storia dell’uomo,  si è fatto asfissiare dal buco nero della morte per poterlo squarciare e donare all’uomo, a tutti gli uomini, l’Eternità.

Il messaggio che la Parola di Dio ci dona questa domenica lo possiamo contemplare in un’opera del Caravaggio: la canestra di frutta. Soggetto apparentemente lontano dai canoni religiosi eppure pieno di simboli cristologici che la grammatica iconologia del ‘500, proponeva.

Il cesto è definito con una minuziosità particolare tanto da sembrare vimini vero. E’ posto sul bordo di una base, sembra in bilico, ma pronto per farsi toccare dall’osservatore. Per l’esegesi patristica  è simbolo della Chiesa che si offre a tutti gli uomini. Dentro di essa i frutti, tutti riferimento alla passione e morte ma anche alla resurrezione di Gesù. Si crea  così un’armonia di opposti. C’è l’uva nera, simbolo della morte del Nazareno, ma accanto, illuminata in modo da risaltare, c’è l’uva bianca, simbolo della resurrezione.  C’è la mela  bacata, simbolo del peccato originale ma accanto dei fichi, in riferimento alla parabola del fico secco del vangelo lucano che quindi ha finalmente dato i suoi frutti.

Solo marcendo il chicco, il seme, può dare frutti!

Ma tutto il contenuto è vivificato da una luce che pervade tutto lo spazio soffermandosi su ogni cosa e creando magnifici effetti, riflessi, trasparenze.   La metà superiore del quadro è tutta occupata da questo colore giallo oro:  è la luce di Dio che, seppure trascendente rende la realtà dell’uomo vera .