Una festa di nozze

…e sarà una Festa senza fine!

L’ottavo giorno, il giorno del Giudizio,  ci spiega Matteo,  sarà bello e gioioso come  una festa di nozze.

L’esperienza di Dio fonda le sue radici negli stessi anfratti dell’esistenza umana dove radica anche l’amore: essa è sconvolgente come un innamoramento, irruente  come il desiderio di donarsi e di vivere insieme.

Andiamo con la mente alla più bella festa a cui abbiamo partecipato, dove  stare insieme ci rendeva  felici, dove nessuna persona a noi cara mancava, dove apparenza e formalità erano  messe in un angolo per far posto solo alla spontaneità, alla gradevolezza dello stare insieme che si faceva tangibile in una cordiale e festosa convivialità…ebbene da questo ricordo possiamo prendere spunto per comprendere cosa e come sarà, se lo vogliamo, la nostra vita Ultima: una festa senza fine.

L’opera che vi propongo di ammirare è di Pieter Bruegel il Vecchio dal titolo Banchetto di Nozze.

Osservandola con attenzione sembra proprio di sentire la gioiosa confusione che si libra nell’aria al suono della musica. La scena si svolge dentro un edificio che, oltre alle dimensioni, non ha altro di maestoso: è probabilmente un granaio o un pagliaio. Non serve il luogo elegante o sfarzoso a rendere importante ciò che sta avvenendo. Non le apparenze ma  la sostanza è importante: nel quadro, così come nell’annuncio evangelico, i veri protagonisti sono gli invitati.

Ma vediamoli questi commensali….noteremo una profonda similitudine, sicuramente involontaria  ma evidente,  tra la parabola evangelica e l’opera d’arte.

Anzitutto il Re. E’ il primo protagonista della parabola. E’ Padre Eterno, Dio della gioia senza fine che invita l’umanità alle nozze di suo Figlio. Nel dipinto è ben evidente perché seduto su una sedia dallo schienale alto diversa dalle altre sedute.

C’è poi il festeggiato, lo Sposo. E’ l’Unigenito, l’Amato, eppure si è incarnato nella storia per servire l’uomo. Anche nell’opera non siede, così come fa la sposa (individuabile nella donna che siede davanti al telo verde appeso alla parete) per essere servito, ma lo scorgiamo oltre il grande tavolo, all’estrema sinistra  a servire la birra in una brocca.

Spostiamo ora l’attenzione sui servitori. Matteo non racconta ma sottintende  l’immane lavoro di queste persone per preparare il ricco banchetto; poi in più gruppi vengono mandati dal re ad invitare. Il servitore….un ruolo che ogni credente dovrebbe far suo:  essere strumento affinché ad ogni uomo possa giungere l’invito di Dio. Bruegel li pone in primo piano, con un ‘fatiscente’ carrello portavivande, a servire il pranzo.

Ci sono poi gli invitati: grandi e piccoli senza distinzione. Sono gioiosi e vestiti a festa. Particolare artistico che incarna pienamente due esigenze evangeliche. Il giudizio cosiddetto ‘universale’ non è un tempo di paura e di condanna  ma l’opposto! Dobbiamo riuscire a lasciarci alle spalle la tradizionale interpretazione giurisdizionale: passare da una fede crocifissa ad una fede risorta, perché “la gioia cristiana è una tristezza superata, è partecipare al banchetto nuziale che inizia qui e finirà nell’eterno cuore di Dio”.  In merito mi piace soffermarmi sulla piccola ospite posta in primo piano: gusta, leccandosi le dita, il pane addolcito dal burro e ha in testa un grande cappello con una piuma di pavone. Quest’ultimo animale, nella simbologia cristiana, indica la risurrezione.

Infine la seconda esigenza evangelica: dobbiamo ‘voler andare alla festa’! Nella tela nessuno è ‘fuori posto’: sono tutti vestiti a festa e tutti contenti di starci. Nella parabola l’invitato senza il vestito adatto è stato cacciato. Potremmo dire se le nozze sono il trionfo dell’amore quest’ultimo ha anche un altro  nome: libertà. Nessuno può costringere chicchessia a ricambiare un sentimento. Così Dio, il grande amante, rispetta la nostra libertà: non ci ‘costringe’ a partecipare alla festa senza fine.