Responsabili del prossimo

Pienezza della Legge è la Carità

Etty Hillesum, giovane ebrea morta ad Auschwitz nel 1943, nel suo diario scriveva: Se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio.  … e rivolta a Dio: Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dovere aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi.  E quasi ad ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.

Questa preghiera, che può indurre ‘perplessità teologica’ sottende, in realtà, una grande verità: essere cristiani non è una scelta che chiude la persona in un mero ed arido individualismo, essere cristiani significa diventare attenti e responsabili del proprio prossimo, di colui che ci è accanto, del nostro fratello.

E’ lo stesso messaggio che ci lascia la Parola di Dio questa settimana. Dall capitolo 18 di Matteo, definito dagli studiosi ‘discorso ecclesiastico’, leggiamo i versetti che riguardano i rapporti tra i vari membri della comunità.  Come deve costituirsi una comunità che intende porsi alla sequela di Cristo Crocifisso? La dinamica relazionale su cui si fonda l’essere ecclesia non è dettata da un legalismo moraleggiante, come sembra suggerire, in una lettura superficiale, il brano, ma sulla carità, la pienezza della  legge. Da essa scaturisce l’obbligo, per ciascuno, di essere responsabile del proprio fratello, anche se quest’ultimo sbaglia. La correzione fraterna è anzitutto carità, suggeriva san’Agostino.

Ecco perché vi propongo di ammirare l’opera di  Francesco De Mura, un pittore napoletano vissuto tra il XVII e XVIII secolo, allievo di Francesco Solimena.

E’ l’allegoria della Carità, con sembianze di donna, così come dettava l’iconografia tradizionale.

Mater Virtutum

La mater virtutum è vestita di rosso, simbolo della passione. Perché la carità non è fredda e apatica ma tutto smuove con la sua forza travolgente. E’ circondata da tre bambini, ognuno dei quali simboleggia un particolare aspetto della carità. Un neonato che viene allattato, perché la carità è nutrimento vitale per ogni uomo che non può vivere senza sentirsi amato. Un altro bambino si avvicina alla donna per sfiorarle il braccio destro, perché la carità dirige i passi di ogni uomo.  Senza, dice san Paolo, siamo come cembali scordati e fuori tempo. Infine un terzo bambino che dorme ma viene coperto dalla donna perché la carità rende il cristiano forte proteggendolo dai pericoli.

Infine vicino alla donna c’è un pellicano che nutre i propri piccoli. Nell’iconografia cristiana, è stato utilizzato come simbolo cristologico: come il volatile si ferisce il petto e, con il suo sangue, nutre i figli, così il Figlio di Dio ha donato se stesso per la salvezza degli uomini. La carità, di cui deve vivere la Chiesa,  è  quella vera che ha la sua origine dall’alto, da Dio.  Solo essa ci permette di amare i nostri fratelli sino alla fine.