La mensa della vita

E’ sera a Emmaus.

Due uomini, due discepoli del Nazareno, sono appena arrivati a casa, stanchi e avviliti per le vicende accadute a Gerusalemme. Il Nazareno, il profeta in cui avevano posto le loro speranze per la liberazione di Israele, è stato ucciso. Ma piu’ che la morte del loro Maestro, ciò che li ha sconvolti, è stata la sua Resurrezione.  Il Sepolcro è vuoto…ma lui non l’hanno visto! Spiegano a quel viandante che si è avvicinato lungo la strada e che ora condivide la mensa con loro. Strano uomo quest’ultimo,  sembra non sapere nulla di quanto è successo nelle ultime ore eppure sa molto piu’ di loro riguardo alla vera identità di Gesù! E  spieg(a) loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.  

Ed ecco, quella voragine che la morte dell’amico aveva scavato dentro i  loro cuori si colma. Quando poi a tavola spezz(a) il pane hanno la certezza di trovarsi di nuovo alla presenza di Gesu’ e la loro mensa è diventata la mensa della vita.

Molti artisti hanno dedicato il loro genio artistico all’episodio evangelico. Forse il capolavoro più famoso, sicuramente quello più bello è La cena di Emmaus di Caravaggio, oggi custodito alla National Gallery di Londra.

Caravaggio, Cena di Emmaus, 1600-02, National Gallery, Londra.
Caravaggio, Cena di Emmaus, 1600-02, National Gallery, Londra.

Il pittore fissa l’istante in cui i due apostoli riconoscono nel viandante straniero il Cristo Risorto.  La maestria artistica e la presenza di alcuni  particolari simbolici, permettono alla raffiigurazione di ‘raccontare’ la Buona  Novella che l’episodio racchiude.

Intorno ad una mensa si scorgono i tre protagonisti. Caravaggio riesce a fissare lo stupore dei due discepoli in modo superlativo. L’uomo a  sinistra sta per balzare dalla sedia mentre quello a destra si sbraccia formando una croce. Dolore che si trasforma in gioia, dubbio che diventa certezza traspaiono chiaramente da quei corpi che sobbalzano.  Gesù sta benedicendo la tavola; in quel gesto riconoscono il Maestro!

La figura di Gesu’ è particolare: non ha la barba come l’iconografia tradizionale presenta; i suoi lineamenti ricordano piuttosto il Buon Pastore, un elemento ricorrente nell’arte cristiana  antica. Il pittore infatti, in sintonia con la volontà evangelica, vuole andare ‘oltre l’episodio’ per raccontare il significato simbolico: su quella mensa è la Chiesa che celebra la sua prima eucarestia con il suo Signore. La tunica, rosso sgargiante, il mantello, bianco brillante, attestano ulteriormente questa interpretazione. E’ il corpo di Cristo glorioso, il Signore della storia, che siede alla mensa della sua Chiesa.

Sulla tavola imbandita, oltre il pane e il vino c’è un pollo. Non è irriverenza del pittore;  egli pone l’attenzione sulla morte subita dal Figlio di Dio. Ma, In primo piano, c’è un canestro di frutta (simile a quello che fa da protagonista ad un altro popolare quadro di Caravaggio). La minuziosità con cui l’artista ha dipinto la frutta è stupefacente: è lì che è raffigurato il Cristo glorioso. L’uva bianca rappresenta la resurrezione, il melograno è il simbolo di Cristo e l’ombra che il canestro proietta sulla tavola è a forma di pesce, altro simbolo di Gesù.

Ma attorno a quella mensa c’è un posto vuoto: è lì che viene invitato lo spettatore! Sedersi e partecipare alla mensa della vita…è l’invito che Gesù fa a ciascuno di noi ogni domenica.