Maranatha (4)

   Ultimo personaggio del nostro cammino di Avvento: Maria, la fanciulla di Nazareth che ha atteso il Signore più di tutti: nello spirito e nella carne.

La Teotokos

L’evento più straordinario di tutta la Storia della Salvezza è questo: una donna diventa madre del suo stesso Dio. Il Signore  ha scelto di Rivelarsi alle sue creature  ‘alla maniera umana’; ha scelto di abitare in mezzo a noi scegliendo una madre da cui nascere, Scrive san Paolo: Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna… perché ricevessimo l’adozione a figli [Gal 4,4].

  Maria è la Madre di Dio, la Teotokos. E’ questo il titolo mariologico più completo ma anche quello più problematico. La vergine di Nazareth è colei che ha partorito Dio!

 Il titolo è in sé provocatorio e rivoluzionario: è lo scandalo supremo per il giudaismo, abituato ad un assoluto ed innominabile Trascendente; è il disorientamento totale della cultura greca, caratterizzata da un dualismo emarginante tra il corpo e la materia. Il nato da donna costituisce un invalicabile spartiacque tra il cristianesimo e le diverse religioni e culture. Maria non è solo la madre di Gesù, è la madre di Dio. Colui che è da sempre al cospetto del Padre, si Incarna nella sua stessa Carne.

Il grande dottore della Chiesa, Giovanni Damasceno,  devoto di Maria, sosteneva: «Il solo nome di Theotokos contiene tutto il mistero dell’economia dell’ Incarnazione»[De fide orthodoxa III, 12, PG 94, 1029 D].Generando Gesù di Nazaret, Maria genera il Salvatore, perfetto Dio e perfetto uomo. Questo è il senso del primo dogma mariano proclamato dal Concilio di Efeso, nell’anno 431.

Una stupenda sintesi di tale verità di fede, venne cantata anche da Dante:

Vergine madre, figlia del tuo Figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’eterno consiglio,

 tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

 Nel ventre tuo si raccese l’amore

per lo cui caldo ne l’eterna pace

così è germinato questo fiore.

La storia dell’arte ha dato il meglio di sé per tale soggetto: i migliori artisti si sono ispirati alla Teotokos e migliaia di opere meravigliose sono state prodotte. Noi ci avviciniamo ad un’opera contemporanea, meno famosa di tante altre, ma che rende chiaro come, la devozione a Maria, persiste ancora nel terzo millennio dell’era cristiana. L’autore è  Jean Marie Pirot, noto con lo pseudonimo Arcabas.

Jean Marie Pirot, Il sole nel ventre, 1926 Grenoble

 

 

Un’immagine molto particolare della Madonna. Nuda ma non oltraggiosa, anzi infinitamente pudica; i seni appena accennati con il pennello; le mani sul grembo da cui traspare una luce, un sole raggiante che illumina tutto il quadro. Le parole evangeliche ella darà  alla luce un figlio  si fanno forma e colore.

Il volto è illuminato da un grande sguardo che è dritto verso l’osservatore, lo invita ad ammirare il suo tesoro.  L’intera figura si innalza verso l’alto, dal buio via via verso un chiarore, quasi una trasparenza.: è la grande migrazione del cosmo verso la vita.  In trasparenza un volo di uccelli, quasi una danza

Dietro un seggio, sembra un segmento di DNA stilizzato. Elemento base della vita, diventa, simbolicamente il trono su cui Colei che per volontà divina è la Madre di Dio diventa Madre di tutta l’umanità.