Maranatha (3)

Terzo personaggio che pronuncia il suo maranatha è Giovanni il Battista.

Giovanni Battista: il profeta dell’Altissimo!

Fin dal suo concepimento si comprese che sarebbe andato controcorrente!

Al tempo di Erode, fra le montagne della Giudea, in un villaggio tranquillo e poco distante da Gerusalemme, di casa in casa, cominciò a correre una notizia: Elisabetta,  senza figli ed in età ormai avanzata, era in dolce attesa (Lc 1,23-25).  Ma ancora più strane erano le notizie che riguardavano suo marito, il sacerdote Zaccaria: era tornato muto da Gerusalemme, dopo aver prestato servizio nel tempio (Lc 1,21). A quel bambino gli fu dato il nome Giovanni e, scandalizzando parenti e vicini, fu la madre a decidere! Zaccaria si limitò ad accettare riacquistando, finalmente, la voce!


Che nomi in quella famiglia: Zaccaria Dio si ricorda, Elisabetta Dio ha giurato, Giovanni Dono di Dio.

La gente cominciò a chiedersi: “Che sarà mai questo bambino?” (Lc 1,65-66). A questa domanda rispose il padre che profetizzando il dono della Misericordia divina disse: “E tu, bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo!” (Lc 1,76).

L’ultimo profeta

Ecco chi è Giovanni Battista: Il profeta dell’Altissimo! Egli ha riconosciuto il Volto di Dio e lo ha indicato agli uomini; egli è il testimone dell’incontro tra il finito e l’infinito, tra il peccato e la salvezza, tra l’uomo e Dio. Fedele alla sua vocazione profetica denuncia apertamente i potenti del suo tempo. Fedeltà che lo condurrà a vivere il destino di tutti i profeti e profetesse, la persecuzione e la morte.
 Di lui Gesù ha detto: “Che cosa siete andare a vedere ne deserto? Una canna sbattuta dal vento… Un uomo avvolto in morbide vesti?… Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista…” (Mt 11,7-11).

Eccolo  rappresentato in un’opera del pittore quattrocentesco Giovanni di Paolo.

San Giovanni Battista in prigione, visitato da due discepoli.
Giovanni di Paolo,
Art Museum, Chicago

L’artista sembra voglia distinguere un ‘fuori’ malvagio, violento, sofferente da un ‘dentro’ sereno, sorridente, speranzoso. Il primo è raffigurato dai due apostoli giovannei che, davanti alla fine fatta dal loro maestro, non riescono a trattenere le lacrime. Il futuro nefasto del profeta è simbolicamente indicato dall’insolito animale : una  iena maculata.  Legata ad una catena, ha perso la libertà, come il Battista; è messaggera di una morte violenta che sta arrivando. Il ‘dentro’ cambia totalmente registro: nonostante la dura situazione, il profeta appare sorridente e indica l’alto dei cieli. Sopra le sue dure vesti da eremita, il pittore gli ha disegnato un mantello, non rosso ma rosaceo, per esprimere la speranza che mai deve che si affida a Dio.  Lo stesso colore delle casule che indossano oggi, domenica del Gaudete, i sacerdoti. Perché attendere il Dio bambino significa proprio questo: irrorare il nostro cuore di Speranza ed attendere il Futuro migliore che non tarderà ad arrivare. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. E’ il Signore che sta arrivando in mezzo a noi!