Cercati da Dio

Siamo delle strane creature: intelligenti,  a volte geniali,  appassionati e così via… eppure questa nostra poliedricità, che ci rende unici nel creato,  ha bisogno di una direzione, di un senso che, come una bussola, ci dirige nella quotidianità colorando con le giuste sfumature la nostra storia. Altrimenti tutto si ingrigisce e nulla ha più importanza. Ma quando ciò accade, quando ci smarriamo e tutto, anche il volto più amato, sembra diventare muto al nostro cuore, ricordiamoci che siamo cercati da Dio.

Gesù ci annuncia questa gioia in una delle tre parabole della misericordia raccontata unicamente dall’evangelista Luca: La Parabola della dracma Perduta.

La possiamo contemplare attraverso un dipinto di Domenico Fetti,  detto Il Guercino, pittore manierista del 1600.

Domenico Fetti, La parabola della dracma perduta, 1622, Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda.

 

L’artista fissa non il momento del ritrovamento, ma quello della ricerca. In un angolo di una stanza, dove tutto è stato messo sottosopra, c’è la protagonista, la donna che, curvata su se stessa, regge la lampada accesa per ispezionare accuratamente il pavimento.

Sembra, ad un primo sguardo, una scena estremamente semplice e scarna. Eppure, una serie di particolari fanno di questo capolavoro un profondo discorso teologico.  Cerchiamo di analizzarli brevemente. In primo piano, sulla sinistra dell’osservatore, c’è uno sgabello rivoltato e sopra nove piccole monete. Manca la decima! E’ la ‘mancanza’ di Dio che si perde dietro anche uno solo di noi. E’ un Dio innamorato delle sue creature, sempre capace di tornare sulle sue scelte e che abbandona l’ira ma non la misericordia.

Dall’altro lato del quadro si intravedono una brocca, un catino e dei teli bianchi. Sono il rimando al Battesimo e, consequenzialmente alla Riconciliazione,  sacramenti che ci permettono di ritornare in Grazia di Dio.

In alto si scorge una cesta. Simbolo cristologico indiscusso  (possiamo  ammirarla  con tale significato nella famosa tela caravaggesca), qui è vuota e rovesciata. Ricorda visivamente il versetto paolino: spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo(Fil 2,11) che indica il sacrificio salvifico del Figlio di Dio.

Con l’Incarnazione Dio si è svuotato della sua divinità per farne luce tra gli uomini. Ecco la lampada, tenuta in mano dalla donna. L’ombra smisurata alle spalle della donna sottolinea l’aspetto sacrale e teo-logico del gesto descritto. Quando la luce si rifletterà sulla moneta la farà brillare. Così anche noi, seppure smarriti, illuminati dalla giusta luce, ricominciamo a brillare, a ritrovare il senso della vita. Nei momenti più bui e complicati dobbiamo avere solo la forza di ricordarci una cosa: Dio mi sta cercando!