Verranno da oriente e da occidente

Se volessimo trovare un termine capace di sintetizzare la Parola che il Signore ci rivolge questa domenica, quello più adeguato potrebbe essere il verbo radunare.

Esso è esplicitamente citato dal profeta Isaia: Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; intrinsecamente indicato dal Figlio di Dio nel vangelo: Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno; indica l’universalità della salvezza profetizzata e poi attuata per tutti gli uomini. Alla domanda: Signore, sono pochi quelli che si salvano, la risposta di Gesù capovolge totalmente la prospettiva: non quanti si salveranno ma Chi si salverà. La gioia eterna non si può quantificare, economizzare, 
né racchiudere in una singola pratica religiosa: la salvezza è per tutti perché Dio è Padre di tutti. Riguarda tutti gli uomini e tutto l’uomo, nella sua poliedrica identità.

A patto che l’uomo lo Voglia!!

Volendo tradurre con un’immagine questo carattere di universalità che accompagna la Buona Novella, mi vengono in mente quei paesaggi innevati dell’arte fiamminga che racchiudono in un colpo d’occhio miriadi di persone. Vi propongo di ammirare, per esempio, un capolavoro di Hendrich Avercamp, un pittore olendese seicentesco. L’opera risale al 1608 e ha per titolo Paesaggio invernale con pattinatori; oggi è custodita al  Rijksmuseum Amsterdam.

H. Avercamp, Paesaggio invernale con pattinatori ,1608, Rijksmuseum Amsterdam.

 

Su una distesa di ghiaccio, sotto un cielo plumbeo nordico, fuori dalle case di un villaggio, si muovono decine e decine di persone.

Un’opera ben lontana dal messaggio cristiano? Forse! Se osserviamo con più attenzione notiamo alcuni particolari che invece ci avvicinano alle parole del Nazareno.

Le persone anzitutto, tante, tutte minuziosamente descritte sia nell’abbigliamento che nell’attività che stanno svolgendo. Si trasformano in una sorta di campione dell’umanità, colta in un momento della propria quotidianità. Inoltre, e qui notiamo il secondo particolare, non sono ferme: alcune danno le spalle all’osservatore, altre sono rivolte di viso; si dirigono tutte verso un ‘luogo’ del paesaggio: la Chiesa. Posta  sulla sinistra, apparentemente in secondo piano, invece punto focale di tutta l’opera. E’ l’Ec-clesìa, il popolo dei radunati, dei convocati. E’ il ‘Luogo’ in cui si fa esperienza di salvezza; è la porta stretta da cui passare per arrivare alla vita eterna, è il segno sacramentale di Gesù eucaristia presente in mezzo agli uomini.

Infine dei dettagli cupi: i corvi e una carcassa di cavallo; sono i segni della morte, del peccato che accompagna la vita umana.  Rappresentano le scelte liberamente e volontariamente sbagliate che l’uomo fa e che gli impediscono l’accesso alla pienezza di vita;  luogo del fallimento definitivo,  là ci sarà pianto e stridore di denti.