Quel Samaritano buono

Questa settimana ci avviciniamo ad una delle pagine evangeliche più conosciute: la Parabola del Buon Samaritano. Molto amata nell’arte, essa  è stata spesso riprodotta nelle vetrate delle cattedrali gotiche e poi ripresa da innumerevoli artisti di tutte le epoche.

Per Guardare questa Parola di Gesù,  vi propongo di ammirare l’opera di Eugène Delacroix,  pittore francese vissuto tra il XVII e XVIII secolo.

E. De La Croix, Il Buon Samaritano, 1849.

Il pittore raffigura la pericope evangelica  fissando l’attenzione unicamente sullo sforzo del samaritano nel sollevare il malcapitato: gli arti  tesi,  la schiena inarcata, tutti i muscoli sono  coinvolti per poter sostenere quel corpo esangue e stremato. L’uomo ferito, con braccia e gambe scomposte, si aggrappa, e si avvinghia per il dolore all’altro che sostenendolo cerca di issarlo sulla sua cavalcatura. Il risultato è un unico grande abbraccio tra i due.

Le scelte cromatiche del pittore, che opta per una tavolozza ridotta a quattro colori, donano ancor più forza a quel gesto di amore.  Ma ciò che risalta più di tutto è  il rosso acceso, deciso, della tunica  del samaritano; si evidenzia rispetto al bianco del corpo  del malcapitato e rispetto ai toni bruni del paesaggio.

E’ facile il rimando ad un’altra tunica, quella di Gesù Cristo  dove il medesimo colore simboleggia l’umanità del Figlio di Dio. Infatti nell’interpretazione patristica della parabola, il samaritano è proprio Gesù che si fa prossimo, che si piega sull’umanità ferita e sofferente per salvarla dalla morte. Ancora oggi, la liturgia, proclama in un Prefazio: Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del Male. Ancora oggi, come buon Samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Quel Samaritano Buono!