Epifania

Il 6 gennaio la Chiesa celebra l’Epifania del Signore. L’adorazione dei Magi è il primo di tre episodi con cui si venera la triplice manifestazione del grande Dio e Signore nostro Gesù (Martirologio Romano). Gli altri due, il Battesimo al Giordano e le nozze di Cana, saranno contemplati le prossime domeniche.

L’unico evangelista che riporta l’episodio è Matteo: un testo ricco di temi e citazioni bibliche,   con numerosi simbolismi che gli conferiscono un profondo significato teologico.

Chi sono i Magi? Il vangelo non dice nulla nei loro riguardi; non è precisato da quale regione dell’oriente provengano, né quanti siano. Il termine greco “magoi” usato nel testo originale, ha molti significati: possono essere dei sacerdoti persiani, teologi, filosofi, ma anche astrologi, stregoni e perfino ciarlatani. Matteo ci dice solo una cosa, chiara: erano uomini che provenivano da oriente.

Gli artisti di tutte le epoche si sono soffermati su questo episodio, spesso prendendo spunto anche dai vangeli apocrifi. Tra le tante bellissime opere vi propongo di  ammirare una pala d’altare, opera di Lorenzo Monaco, oggi conservata agli Uffizi di Firenze. 

 

Lorenzo Monaco. Adorazione dei Magi, 1420-22, Uffizi, Firenze

La capanna è raffigurata come un piccolo palazzo da dove si intravedono il bue e l’asino, citati dal profeta Isaia. L’insieme raffigura così l’Antica Alleanza  che riconosce, in quel Bambino, il Messia atteso. All’esterno c’è la Madre di Dio, che porge il piccolo Gesù a quanti vogliono adorarlo. Giuseppe, seduto in disparte, come la tradizione lo poneva, è incredulo per ciò che sta assistendo.

In alto la stella. Essa costituisce un elemento molto importante del  racconto. In molti hanno provato ad identificare il corpo celeste. In realtà essa è più un particolare teologico che astronomico. Deve guidare i Magi alla loro meta, rischiarare le loro notti, indicare dove è il luogo della presenza del Signore. Simbolo del Messia, della Luce delle genti: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele.(Nm 24,17)

Ed ecco i Magi, come tre sovrani, forse per un riferimento ad una profezia di Isaia Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere (60,3); si inchinano al Nuovo Re. Simbolicamente l’artista ha posto le loro corone per terra. La regalità umana che si inchina a quella divina. Sono tre, rappresentando le tre diverse età dell’uomo. Offrono oro, incenso e mirra. La tradizione ha interpretato i doni come simboli delle diverse prerogative di Gesù: l’incenso in quanto è Dio, l’oro perché è re, la mirra come prefigurazione della sua passione.

Il lungo peregrinare dei tre è terminato, la ricerca della Verità si conclude ai piedi di quel bambino!

Dietro di loro una folla, estremamente eterogenea. Sono infatti raffigurati i più disparati tipi umani. abbigliati da vesti dai colori sgargianti e da cappelli dalle fogge originali ed esotiche. E’ quella parte di umanità che cerca risposta alle domande più profonde della vita.

Hanno trovato dove è il re.

Il Dove di Dio è il cuore dell’uomo e il Dove dell’uomo è il cuore di Dio.