L’Incontro

Il Vangelo di questa ultima domenica di Avvento ci presenta la Visitazione, l’incontro tra la Vergine Maria ed Elisabetta, sua cugina. In realtà  il termine va ben oltre il significato corrente di visita, impregnandosi di un alto spessore teologico. Il suo humus  originario è infatti l’espressione del Cantico di Zaccaria: Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo.  E’ l’intervento straordinario e salvifico  di Dio in mezzo al suo popolo. Dio ha visitato il suo Popolo. E’ un espressione che più volte si ripete nelle Scritture Sacre e che indica la vicinanza, la compassione, l’amore del Padre verso le sue creature. La visita di Maria ad Elisabetta è anzitutto la visita di Dio che entra nella storia dell’uomo, che si fa viso, sguardo, sorriso per l’uomo.

Tra le innumerevoli opere d’arte che raffigurano l’episodio evangelico, vi propongo l’ olio su tavola del pittore fiammingo Rogier Van Der Weyden.

Rogier Van Der Weyden, Visitazione, 1435 ca, Museum der bildenden künste, Lipsia.

 Le due cugine, Maria ed Elisabetta, protagoniste assolute della sacra immagine, sono inserite in un paesaggio curato nei minimi particolari. Si possono scorgere alcuni simboli mariani: il giardino fiorito ai piedi delle donne è l’Hortus conclusus simbolo della verginità di Maria; il cigno che nuota nel laghetto è invece simbolo dello Spirito Santo che con la sua candida purezza scese su Maria.

E’ l’incontro tra due madri. Ciascuna sfiora con la mano il grembo dell’altra gonfio di vita, coperto da una  veste sontuosa, di colore intenso e corposo. Due presenze ancora assenti, due vite inattese, impalpabili, custodite ancora nei ventri di due donne: giovane e vergine la prima, anziana e sterile la seconda. Maria alza la veste blu intenso per scoprire una sottana, dal colore purpureo. E’ il colore dei re, dei sovrani; essa infatti custodisce dentro di sé colui che deve essere il dominatore in Israele.

 Alle loro spalle una dimora, grande, sontuosa, e, all’ingresso, un uomo, probabilmente Zaccaria  con un cane. Tutti particolari che rimandano all’Antica Legge, alla Vecchia Alleanza: Zaccaria è il sacerdote dell’antico tempio, il cane è un particolare iconografico utilizzato spesso come simbolo di passaggio tra due realtà diverse. Le due donne sono quindi il passaggio tra la vecchia epoca, simboleggiata da Elisabetta alla nuova simboleggiata da Maria.

La profonda linea prospettica che conduce l’attenzione ad una lontanissima città che si intravede in lontananza indica il lungo cammino fatto da Maria per raggiungere Elisabetta. Ecco, è qui la grande novità, il  grande scandalo:  è  l’Eterno che si incammina verso la storia, è l’Infinito che si fa corpo finito, è Dio che si fa viso per l’uomo. E’  Dio che viene a noi!